Capitolo 12
EPOV
Era successo di nuovo.
Ero stato in grado di evitarla tutto il giorno. Mi ero sottoposto alla più atroce delle torture pur di non trovarmi con lei vicino. Sentivo ancora il peso di quello che le avevo fatto la sera precedente.
Avevo bisogno di spazio e di tempo da frapporre tra noi.
Per poter rendere le cose normali, neutrali.
Come ho potuto anche solo credere per un minuto di riuscirci, non lo so.
Non è soltanto il suo corpo che mi attira.
E’ la sua persona.
E’ il modo in cui usa la sua bocca e non solo per darmi piacere.
Le cose che dice. Come le dice. Come si muove. Come pensa.
La odio per il controllo che ha su di me. Per l’essere privo di ragione a cui mi riduce.
La tensione tra noi si è fatta insostenibile. Ed io sono arrivato al mio punto di rottura.
Infrangendo l’ultimo dei limiti che mi ero posto.
L’ho scopata come ho sognato di scoparla dal momento in cui l’ho vista.
L’ho scopata fino a che i muscoli del mio corpo mi hanno fatto male.
L’ho scopata in tutti i modi possibili.
L’ho scopata per punirla, per possederla, per segnarla e cancellare dalla sua testa e dal suo corpo ogni possibile ricordo di quell’altro stronzo.
Ed ora mi sento una merda per come l’ho trattata.
Sento che è tutto sbagliato. Fuori posto.
Isabella si merita di più di uno come me.
Di un uomo sposato, prepotente e fuori controllo.
Non mi sento di tornare a casa.
Mi spoglio e mi faccio una doccia calda.
Il bagno del mio ufficio è attrezzato per ogni evenienza. Tanya ci ha fatto mettere persino una vasca idromassaggio.
Ho anche una cabina armadi con cambi utilizzabili all’occorrenza.
E questa di sicuro è una di quelle situazioni in cui un cambio occorre.
Mi asciugo e indosso abiti puliti. Come se questo bastasse a fare sentire pulita anche la mia persona.
Ma mi accorgo che non è così.
Le immagini dell’ora precedente si ripropongono a flash nella mia mente sconvolta.
Isabella sulla mia scrivania a gambe aperte.
La sensazione inverosimile di entrarle dentro.
Come se non ci fosse al mondo niente di più giusto e naturale.
Isabella in ginocchio
Isabella contro la vetrata.
I suoi baci aggressivi prima e teneri poi.
Isabella.
In un attimo so cosa devo fare. Prendo le chiavi della macchina ed esco.
Dieci minuti dopo mi trovo all’ingresso del suo elegante palazzo.
Tra le informazioni che ho ricevuto su di lei e quelle che ho ottenuto … a modo mio … so esattamente in quale appartamento abita.
Salgo al quinto piano e mi ritrovo di fronte alla sua porta.
Faccio un ultimo respiro profondo e busso.
Piccoli passi si avvicinano alla porta.
Un minuto di silenzio ed apre.
E’ bellissima.
Struccata, lavata, con i capelli legati, nel suo pigiama corto, è più bella di qualunque altra donna io abbia mai visto.
Mi fissa con uno sguardo interrogativo e preoccupato. L’ho presa di sorpresa. Si capisce.
Tutte le sue tattiche, tutte le sue maschere in questo momento non esistono.
Ho di fronte una giovane donna che non capisce cosa stia succedendo.
“Isabella” … la chiamo con il suo nome. Il mio sguardo è cauto pari al suo.
Sono venuto per riparare al danno. Che in questo caso è stato fatto. Non lo posso nascondere né a me stesso, né a lei.
Allungo una mano e le carezzo una guancia.Lei si lascia andare e chiude gli occhi con un sospiro.
“Posso entrare un minuto?”
Si scosta e mi lascia passare.
“Seguimi” mi dice.
Mi porta in una bella sala accogliente e calda.
C’è un camino acceso.
Si siede su di una poltrona e me ne indica un’altra.
Sta bevendo una tisana. Mi chiede se ne voglio un po’. Rifiuto.
“Edward …. Cosa ci fai qui?”
“Non potevo tornare a casa … quello che è successo … Dio … Isabella … non so cosa …. Come … è successo …”
Lei non parla. Beve la sua tisana e mi studia.
Poi parla, ironica e difesa come sempre.
“Hai bisogno che te lo spieghi?”
“No … no … ma … Dio …. Ho perso completamente il controllo … non so come sia stato possibile. Ma da quando ti ho conosciuta … non sono più la stessa persona…. Anche la prima sera in discoteca.. non mentivo .. non ho mai fatto una cosa così … Isabella … e poi … da quando sono sposato, sono sempre stato fedele a mia moglie. Lei mi bastava … ma ora .. non basta più…”
“Come lo sai? ….Te la scopi ancora?”
Il suo sguardo sottile, acuto ,attento...ferito.
“Sì”
“Te la sei scopata anche quando sei stato con me … in un modo o nell’altro, vero?”
“Sì”
Chiude gli occhi e continua a bere assorta.
“Vedi Edward…. Anche per me è stata un’attrazione impossibile da controllare fin dal primo istante. E mi si spezza il cuore a sapere razionalmente che tra di noi non potrà mai nascere nulla di importante.
Lo hai detto e sottolineato più volte. Esiste una giovane signora Cullen.
Quello che è successo stanotte è stato … bhè … diciamo che non lo rimpiangerò comunque….
Ma io non posso … non voglio andare avanti così … Questa cosa, qualunque cosa sia, tira fuori la parte peggiore di noi.
Ammetto che il sesso … bhè è stato incredibile, favoloso , da perderci la testa. Ma io valgo di più….”
“Sì… vali molto di più … è per questo che sono qui … per dirti che non ti toccherò più, non ti tormenterò più, starò al mio posto…. Ti chiedo solo di perdonarmi per avere ceduto così facilmente e brutalmente… Tu meriti di essere amata, adorata, meriti un uomo che faccia l’amore con te venerando il tuo corpo, trattandolo come il tempio che è. Vorrei essere io quell’uomo. Ma non posso.”
“Tu non sai amare Edward?”
“Non lo so … credo di non aver mai amato in vita mia …”
“Nemmeno tua moglie ?”
“Pensavo di sì. ma no… credo fosse abitudine.”
“…Capisco … da domani dunque le cose tra noi cambieranno … tu per la tua strada ed io per la mia. Ma vorrei chiederti ancora una cosa per questa notte. Un ultima cosa, poi ti lascerò andare e tu lascerai andare me.”
“Tutto quello che vuoi, Isabella”
Appoggia la tazza e si siede sul grande tappeto di lana di fronte al camino. Ai miei piedi. Il suo sguardo è carico di dolore, di malinconia, ma determinato. Allunga la sua piccola mano verso di me. La prendo e mi siedo vicino a lei.
Avvicina il suo volto al mio. Le sue labbra si aprono lentamente sulle mie. La sua lingua sa di menta e mi entra docilmente in bocca. Chiudo gli occhi. La bacio profondamente, lentamente, assaporandola, per parecchi minuti.
Poi lei interrompe il bacio.
Mi sussurra in un orecchio.
“Facciamo l’amore una volta soltanto. Una prima e un’ultima volta. Solo questo ti chiedo. Poi sarà come se tra noi non fosse mai successo nulla. Sarò la tua assistente e basta. “
Come può pensare che lei sarà per me solo e soltanto una assistente. Come può pensare cosi poco di quello che inizio a provare per lei.
La sua richiesta mi distrugge. So che se accetterò il mio mondo non sarà più lo stesso e che il nostro distacco sarà infinite volte più doloroso. Ma non glielo posso negare. Il nostro addio sarà di sicuro più giusto ed importante di tutto ciò che c’è stato prima.
Senza parlare l’appoggio a terra. E con calma e determinazione ricomincio a baciarla.
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