lunedì 12 dicembre 2011

CAPITOLO 21

EPOV

Le parole di Tanya rimbombavano nella mia testa.
Isabella Newton.
Tanya continuava a parlare ma non l’ascoltavo più. Non ne ero in grado. Sentivo la sua voce come in sottofondo e nella mia testa come un disco rotto  soltanto Isabella. Isabella. Isabella.
Era tornata.
Dopo 3 anni.
3 anni di agonia
3 anni in cui avevo tentato di cancellarla. Di fare come se non fosse mai esistita.
3 anni in cui si era rifatta una vita.
Si era legata ad un uomo.
Come mi era potuto sfuggire il fatto che si fosse sposata con una persona che conoscevo bene e che per giunta disprezzavo.
 Ah sì è vero….  di Michael Newton  non mi era mai fregato un cazzo
Era un piccolo essere noioso e stupido.
 Avevo sentito che si era sposato. Avevo persino fatto una battuta sulla sgualdrina senza cervello che probabilmente se l’era preso.
Isabella…. Dio… non mi pareva possibile.
Ma come dicevo, non me ne era mai fregato un cazzo di lui….. fino ad oggi.
Adesso improvvisamente era diventato fottutamente importante.
Come aveva conosciuto Isabella?
Quando se n’era innamorato?
 Il pensiero di loro due insieme mi fece venire voglia di vomitare.
Mi alzai di scatto e dissi a Tanya che dovevo tornare in ufficio.
Così feci.
Sei mesi dopo la scomparsa di Isabella avevo smesso di cercarla. Mi era sembrata la cosa più sensata. Ma ora era tornata e volevo, dovevo giocare d’anticipo.
Arrivai nel mio ufficio e chiamai Jenkins.
Questa volta nell’arco di due ore ebbi tutto. Foto, numeri di telefono, indirizzo. Albergo e numero di stanza in cui avrebbe alloggiato. Erano già in volo verso New York. Sarebbero arrivati a tarda notte.
Per prima cosa chiamai il fioraio da cui mi servivo sempre. Per me era sempre disponibile. E feci recapitare un mazzo con di 58 rose bianche e due rose rosse. Feci in modo che fosse disposto sul loro letto matrimoniale.
Una bianca per ogni giorno in cui era stata nella mia vita e le due rosse per le volte che l’avevo amata.
Sul biglietto, scritto a mano da me, solo il mio nome.
Avrebbe capito?
Avrebbe capito.
Poi attesi.
Bevendo Scotch.
E bevendo, e bevendo.
Erano le due di notte.
Presi il mio cellulare.
“Sì?”
“Isabella”
“…………”
“Isabella … so che sei lì…”
“Edward …. Cosa vuoi…”
“Isabella. Non fare domande di cui non vuoi sentire la risposta….”
Le risposi trascinando le parole in un sorriso ubriaco e amaro.
Silenzio. Sentivo solo il suo respiro.
“Lui è lì con te?”
“Certamente”
“Ti sono piaciuti i fiori?”
“Gesto inopportuno, ora come ora”
“Sei ancora vestita?”
Un sospiro.
“Non cominciare Edward….. non farlo”
“Isabella …. Dio .. la tua voce ….”
“Ti prego ….”
“Voglio vederti …”
Mi ero aperto i pantaloni e me l’ero preso in mano, duro da far male. Gli occhi chiusi. La testa reclinata, appoggiata. Avevo cominciato a muovere la mia mano.
Era bastata la sua voce e tutto era tornato come era sempre stato. Eccitazione, calore, desiderio
“Ci vedremo al Ballo. Io te tua moglie e mio marito”
Disse secca.
“Non nominarlo. Non ora. Non con me. Mai.”
“Devo andare ….. stavo per andare a dormire… sono molto stanca”
“Sei a letto?”
Continuavo a pompare con la mano e nel frattempo tentavo di avere una conversazione normale con lei. Pessima idea.
“Edward …. Smettila ….”
Emisi un’altra risata stanca ed eccitata allo stesso tempo
“Lo sai cosa sto facendo .. lo sai che sei tu .. solo tu … mi fai questo… Dio mi basta sentire la tua voce. Ti vedo …  nel letto. I tuoi capelli sparsi intorno a te sul cuscino. Le tue labbra rosse. I tuoi occhi profondi. I tuoi seni … mmmhhhh… le tue gambe lunghe e lisce… Dio …  E’ come se ti avessi qui. Come se fossi dentro di te… ti vedo… ti si sta arrossandola pelle del viso e il rossore ha raggiunto i tuoi seni…  Anticipando il piacere che solo io posso darti … ”
“Edward …”
Anche la sua voce era straziata e roca. Si stava eccitando.
Inutile mentire … eravamo come due magneti. Eravamo fuoco e benzina.
“Sento in bocca il tuo seno turgido. Sento intorno a me il tuo calore bagnato… ahh.. Isabella… perché …. Ahhh… “
“mmhhhh… “
“Ti prego … oddio ….”
“Ti stai toccando ….”
“Edward … ti prego …. Ti prego …”
La sua voce come una preghiera e non tenni più. Venni prepotentemente nella mia mano sulle mie cosce e sulla preziosa elegante poltrona in pelle.
Una voce da dietro la chiamò. Fredda.
“Isabella vieni?”
Click.
Cazzo ero fottuto … Letteralmente.

BPOV
Arrivai nella nostra suite stanca e nervosa.
Il momento che temevo da mesi era arrivato.
Avrei rivisto Edward Cullen.
Non ero riuscita ad evitare l’impegno preso con mio marito.
Forse non avevo voluto.
Forse rivederlo avrebbe segnato la chiusura della nostra brevissima relazione.
Chiamarla relazione era persino ridicolo.
Volevo provare a me stessa che non avevo più bisogno di scappare e nascondermi.
Entrata in camera da letto vidi i fiori e capii immediatamente.
La reazione del mio corpo traditore mi fece innervosire.
Se bastava un mazzo di fiori a farmi contrarre i muscoli tra le cosce, a farmi mancare il fiato, come diavolo potevo anche solo sperare  che rivederlo non mi avrebbe fatto più effetto.
Come avevo potuto pensare di essere andata davvero avanti con la mia vita.
Michael li prese in mano, lesse il biglietto e lo buttò sul letto con un sorriso malevolo.
“Quello stronzo di Cullen. Cosa non farebbe per impressionare che gli sta intorno. Poi cosa cazzo sono tutte ste rose bianche e due rosse? Che idiozia. Come diavolo hai potuto lavorare per quello stronzo arrogante, anche solo per un paio di mesi, non lo so davvero, amore. Vatti a cambiare … ho voglia di andare a letto… ho voglia di fare l’amore con mia moglie.”
Mi lanciò uno sguardo malizioso e si diresse nel bagno annesso alla camera.
Presi in mano il biglietto e lessi “ Edward Cullen”.  La sua grafia così elegante e precisa.
Il suono del mio cellulare mi svegliò dalla mia reverie.
Risposi.
Era tardi, ma mi aspettavo una chiamata da mia madre per sapere del nostro arrivo.
La voce che sentii dall’altro capo mi lasciò senza fiato. Sconvolta al punto da dovermi sedere sul letto per non cadere.
“Isabella …”
Il  suono del mio nome reso miele dalla voce più dannatamente profonda e sexy che uomo avesse mai posseduto.
Avrei voluto attaccare, ma non riuscii.
Il solo sentirlo mi aveva fatta bagnare vergognosamente.
“Isabella …. Dio .. la tua voce ….”
 “Voglio vederti …”
Il suo tono roco, stanco, ubriaco ed eccitato era doloroso da sostenere.
Avevo stretto le cosce per alleviare il bisogno prepotente che sempre avevo sentito per lui. Che sempre mi aveva accompagnata. Non abbandonandomi mai. Nemmeno per un attimo. Nemmeno quando facevo l’amore con mio marito immaginando d’essere con lui.
Si stava toccando.
E il pensiero del suo cazzo perfetto, lungo spesso e duro mi obbligò a toccarmi di rimando. Tentai di mantenere un tono distante.
 “Ci vedremo al Ballo. Io te tua moglie e mio marito” Avevo risposto.
 “Non nominarlo. Non ora. Non con me. Mai.”
Il suo tono autoritario mi aveva eccitata ancora di più. Il mio dito medio girava lentamente sul mio clitoride gonfio e bagnato
 “Sei a letto?”
Sapevo dove stava andando.
 “Edward …. Smettila ….”
 “Lo sai cosa sto facendo .. . vero? Lo sai che sei tu .. solo tu … che ….mi fai questo… Dio mi basta sentire la tua voce. Ti vedo …  nel letto. I tuoi capelli ….sparsi intorno a te sul cuscino. Le tue labbra rosse. I tuoi occhi profondi. I tuoi seni … mmmhhhh… le tue gambe lunghe e lisce… Dio …  E’ come se ti avessi qui. Come se fossi dentro di te… ti vedo… ti si sta arrossandola pelle del viso e il rossore ha raggiunto i tuoi seni…  Anticipando il piacere che solo io posso darti … ”
Le sue poche parole mi avevano già portato sull’orlo del baratro. Come cazzo facesse non l’avevo mai capito. Stavo per venire al telefono con l’uomo che avevo evitato per tre anni come la peste, toccandomi a  malapena, con mio marito a due metri di distanza.
“Edward …” il suono della mia voce si era abbassato e fatto altrettanto rauco.
Avrebbe capito che mi ero eccitata ed infatti si fece più audace.
 “Sento in bocca il tuo seno turgido. Sento intorno a me il tuo calore bagnato… ahh.. Isabella… perché …. Ahhh… “
 “Ti stai toccando ….”
“Edward … ti prego …. Ti prego …”
Nel ripetere al mia preghiera e il suo nome venni.
 Anche il suo respiro si era fatto irregolare e veloce. Stava venendo anche lui con me.
Come sempre era stato.
Michael uscì dal bagno e mi chiamò. Chiusi la comunicazione e gli sorrisi, fingendo ancora di parlare al telefono.
“Ci sentiamo domani mamma. Dormi bene”
Poi andai verso di lui. Si era seduto sulla poltrona in camera da letto. Nel suo pigiama in cotone azzurro. Elegante e perfetto come sempre. Ero bagnata ed eccitata per la telefonata.
Mi avvicinai e mi sedetti a cavalcioni su di lui. Era duro. Bene.
Mmmmhhh Ti sono mancato vedo.
Senza dire una parola. Alzai il bacino di quel tanto da potergli tirare giù i pantaloni prendendoli dalla banda a vita. Lui spostò di lato il mio tanga. E scesi su di lui.
Chiusi gli occhi e nella mia testa sentii la voce di Edward dire il mio nome come aveva fatto pochi istanti prima
“Isabella”
Sentii le sue mani lunghe e perfette sui miei fianchi.
 Immaginai il suo cazzo strepitoso dentro di me.
 E iniziai a muovermi.
Come inizio non era poi male risi amaramente tra me e me.
Molto bene per una che aveva preteso di aver dimenticato Edward Cullen.
Ero fottuta.
Letteralmente.

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