lunedì 12 dicembre 2011

CAPITOLO 17 

EPOV

Isabella…
L’avevo persa.
L’ho persa.
Con il mio comportamento del cazzo avevo perso l’unica cosa bella della mia vita. L’unica cosa veramente degna di amore e devozione.
Disperazione.
Disperazione pura.
“AAAAAARRRGH!!!” Non riuscii a controllare la rabbia, Mi avventai con furore contro la porta chiusa.
La porta che lei aveva chiuso a me.
Rabbia.
Rabbia contro di  lei che mi aveva respinto.
Rabbia contro me stesso che le avevo forzato la mano.
Rabbia contro Tanya che era di ostacolo a tutto quello che ora e sempre avrei voluto.
Avevo le mani nei capelli. Ancora non mi capacitavo di come non li avessi già persi tutti a furia di afferrarli.
Quel pensiero mi riportò a lei.
Lei che mi afferrava i capelli presa nella passione che io le accendevo.
Lei che mi afferrava i capelli per tenermi aggrappato a sè.
Ogni gesto ormai non faceva che farmi pensare a lei.
Lei. Lei. Lei!!!
Ero ossessionato.
Ero furioso.
Ero intrappolato.
Ero innamorato…
La consapevolezza di questo sentimento così potente, così inaspettato, così negato, non fece altro che aggiungere nuova rabbia.
Ancora vigorosamente eccitato, andai via.
Entrai in casa.
Rabbia.
Cercai Tanya.
Sfogo.
Me la ritrovai di fronte. Mi fissava con aria interrogativa.
“Edward?...”
“Tanya:”
“Edward.”
“Girati.”
Obbedì.
Aveva ancora indosso l’abito da sera. Glielo strappai via.
Controllo.
Non aveva biancheria intima. Feci una smorfia di disgusto. Non disgusto per lei, disgusto per me stesso che non provavo nulla. Se fosse stata Isabella…
Scossi violentemente la testa.
“Vai dietro al divano.”
Con il respiro alterato eseguì.
“Reggiti allo schienale.”
Non fiatava.
Sapeva bene ormai che non volevo sentirla.
Prendeva da me tutto ciò che poteva.
Quel poco che le potevo dare.
E male.
Frustrazione.
Mi abbassai pantaloni e boxer senza curare minimamente il resto del mio abbigliamento.
Le infilai un dito nella fica.
Era bagnata.
Certo.
Ma non volevo questo.
Volevo  Isabella.
Solo lei.
Portai il dito all’ingresso del suo culo.
Quel culo che non aveva più nessuna attrattiva per me.
Le bagnai l’ano e con un deciso movimento glielo infilai dentro. Tutto.
“Ah!!”
La afferrai per i fianchi senza riguardi.
Cercava di tirarsi su, ma portai una mano sulla schiena per tenerla ferma.
Non volevo vederla.
Non i capelli.
Erano sbagliati.
La pompavo senza pietà. Urlavo ad ogni colpo. Urlavo e sovrastavo la sua voce.
Era sbagliata.
Vendetta.
Vendetta verso Isabella che non potevo avere.
Vendetta verso Tanya che non era Isabella.
“AH!... AH!... AH!... AH!... prendilo…. Prendilo tutto… AH!... AH!... mia… mia… mia… AH!... MIA!!”
Ruggii. Ruggii il mio possesso per Isabella. Come se mi potesse sentire da ovunque si trovasse.
Mi svuotai all’interno di Tanya.
Non mi curai neanche per un istante del suo orgasmo.
Non avevo idea se fosse venuta o no. Non me ne fregava un cazzo.
Ancora ansimante, mi staccai da lei in un istante e andai in bagno.

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