Capitolo 6
EPOV
Il week end sembrava non finire mai.
E’ stato dannatamente difficile non prendere il telefono e chiamarla.
Non c’è stato un solo momento in cui non abbia pensato a lei.
Isabella.
Il solo pensare al nome me lo faceva venire duro.
Isabella.
Cazzo.
Le immagini di lei fisse nei miei occhi, nella mia testa.
La sua bocca, i suoi grandi occhi scuri, il suo odore.
Hanno girato e rigirato nel mio cervello senza sosta come una fottuta ossessione.
Oggi è lunedì e c’è il meeting di presentazione nell’azienda. Carlisle è stato un grande nel suo campo e mi ha insegnato tutto quello che so. Ora mi ha chiesto di occuparmi della sezione esteri, compito di grande responsabilità che io ho deciso di accettare con impegno deciso e serietà.
Niente casini stavolta Cullen.
No, niente casini. Non posso permettermi di mandare tutto a puttane un’altra volta.
Entro nel grande ed elegante palazzo Cullen Enterprises Inc. e subito avverto agitazione intorno al mio arrivo. Bene. Non voglio fraintendimenti.
Vengo accolto da Angela l’assistente personale di Carlisle, molto carina, professionale e gentile. Carlisle le affidava gran parte dei compiti più importanti e si fidava ciecamente di lei.
Avvertivo la stessa sensazione.
Si accostano a noi una serie di altri impiegati di cui non ho voglia ora di afferrare i nomi, e ci dirigiamo al 18° piano verso la sala riunioni. Al nostro passaggio, persone che si ricompongono, corrono, lavorano o fanno finta di lavorare, bisbigliano. Grandi sorrisi, grandi professionalità. Vedremo.
Svoltiamo il lungo corridoio verso il punto ristoro. Alzo lo sguardo e noto quattro persone alla macchinetta del caffè, due uomini e tre donne. Sembra esserci molta complicità tra loro, ridono e scherzano e una delle ragazze è letteralmente attorcigliata dalle braccia di un uomo dall’aspetto alto e muscoloso.
Bel culo. Lunghi capelli scuri ondulati. Vedo il suo sorriso di compiacimento mentre si volta leggermente.
“ Piantatela… tutta sta carica sessuale di prima mattina mi fa venire la nausea!” sento esclamare una delle altre ragazze.
Alzo di scatto lo sguardo verso la brunetta, di cui colgo il profilo…
No…
Non può essere…
Isabella.
Isabella.Fuck.Me.Hard.
Il cuore mi batte all’impazzata. Sento le mie mani contrarsi in pugni.
“Tutto bene Mr. Cullen?” mi chiede Angela notando l’alterazione nel mio atteggiamento.
Dacci un taglio Cullen!
“Perfettamente” le rispondo ricomponendomi e proseguendo dritto verso la sala riunioni.
Prendo posto al grande tavolo ovale aspettando che entrino i consociati e gli impiegati.
Entra anche lei, distratta mentre parla con il suo amico.
Una fortissima voglia di staccargli la testa.
Non stacco gli occhi di dosso ad Isabella.
Perché lei è qui? Chi è?
Cazzo. E’ bellissima. Ho voglia di sbatterla su questo tavolo e fotterla fino a farla svenire.
E bentornato cazzo duro…
James prende la parola e mi riporta improvvisamente alla realtà. Parla.
Il mio sguardo fisso su di lei.
Il mio respiro impossibile da controllare.
I miei nervi difficili da tenere a bada.
“… la signora Tanya Cullen”
Tanya prende posto accanto a me. Ho la nausea.
Isabella sembra agitata e nel contempo atterrita dalla rivelazione.
Il bastardo le si avvicina di nuovo. Le tocca il viso!
No.
Mia.
Ma che cazzo…?
Sono letteralmente preso da istinti primordiali.
Omicidio.
Sesso.
Gelosia.
Cristo! Devo darmi una calmata!
James continua a blaterare la sua presentazione.
Isabella sembra cambiare atteggiamento.
Si sta sfiorando il collo. La mano scende verso la scollatura della camicetta. La lingua le accarezza le labbra piene e rosse…. Quelle stesse labbra che mi hanno fatto godere come nessuna.
Oh no…
I miei nervi stanno cedendo. Devo calmarmi. Sto soffocando. Mi sto afferrando i capelli nel tentativo di ricompormi.
E questa cazzo di cravatta è troppo stretta!
Ma che…?
Oh no. No no no no. Si sta infilando una penna in bocca! La sta… succhiando! Cazzo!
Sento la mia bocca aprirsi per respirare meglio.
Sento le mie palpebre abbassarsi lievemente.
Sento il mio cazzo premere e pulsare contro la zip dei pantaloni.
No! Non posso permetterle di sopraffarmi così. Non adesso. Non ancora…
“Buongiorno signore. Il mio nome è Isabella. Isabella Swan. E sono la sua assistente personale”
Sono fottuto.
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