lunedì 12 dicembre 2011

CAPITOLO 23


BPOV 

Mi allontano dalla pista da ballo con il viso arrossato dall’emozione.
La sensazione di trovarmi di nuovo tra quelle braccia è stata così intensa. 
E le sue parole così crude e così vere.
Nella mia testa si confondono mille pensieri.

Il nostro breve passato. 
Lui mi ha cercata. Dio... mi ha cercata davvero.
E sembrava disperato quanto me.
Quanto tempo passato a pensarlo, quante cose fatte dettate dai miei sentimenti verso di lui 
Ho sposato Mike per le ragioni sbagliate. 
L’ho sempre saputo. 
Solitudine, vendetta, ambizione.
Nessuna di queste dovrebbe essere la base per un’unione intima.

Il mio desiderio per Edward. Un bisogno così prepotente da causarmi un dolore fisico in questo momento. E di nuovo un sottile senso di colpa verso mio marito. 
Ma so che anche Mike mi ha sposata per ragioni più attinenti al proprio ego, che ai suoi sentimenti per me.
Ero la moglie perfetta. Sotto molti punti di vista. 
Non mi illudo sul fatto che mi ami veramente. Non ci spero neppure. Aggraverebbe il senso di vuoto e di fallimento che già sento così.

Il dolore che provo è legato anche a questo.
Ho sempre sentito come una verità incontestabile, che se io ed Edward ci fossimo incontrati in un momento differente da quello in cui è accaduto, forse sarebbe nato qualcosa di vero e profondo.

L’attrazione tra noi non era soltanto fisica.

Ma non è bastata.

Ci siamo fatti del male e così tanto. 

Il giorno che ha determinato la svolta nella mia vita è stato quello in cui l’ho conosciuto, ma quello che l’ha definita per come è oggi, è stato il giorno in cui lui, consapevolmente, mi ha allontanata nel modo più spregevole possibile. Obbligandomi a vederlo con sua moglie.
Quelle immagini si sono fissate nei miei ricordi per sempre. E fanno ancora male oggi, come allora.

Mentre lentamente mi dirigo al nostro tavolo sento i suoi passi dietro di me.
Mi domando se qualcuno ha notato che abbiamo lasciato il nostro ballo a metà.
I suoi occhi sono bassi.
Evita il mio sguardo.
Al tavolo Mike e Tanya stanno chiacchierando amabilmente come due vecchi amici.
Lui fa lo spiritoso, le sorride.
Mentre parlano i loro sguardi brillano.
Lo conosco quello sguardo. E’ intrigato da lei.
Dovrei sentirmi offesa o gelosa. Ma ovviamente non lo sono. 
Mi urta molto di più vedere lei con Edward.

Aro Volturi prende la parola. Richiamando a sè l’attenzione di tutti.

“Bene signori, è stata una serata molto piacevole ed interessante” e nel dire questo il suo sguardo si posa su di me.

“Entrambe le vostre agenzie hanno fatto proposte degne della mia attenzione.... mi trovo dunque in difficoltà nel affidare all’una o all’altra l’esclusiva.... e vedo d’altronde che la notoria competizione tra di voi forse non è altro che il frutto di lingue malevole.... Vorrei dunque che consideraste l’ipotesi di un lavoro congiunto su questo progetto, mettendo insieme la professionalità dimostrata negli anni della Cullen Enterprise e la vivacità e la passione che trasuda dal progetto Newton. Vi prego di considerare la mia proposta e di ripresentarvi tra due settimane con un progetto congiunto. Il profitto sarà comunque allettante per tutti noi. Auguro un buon proseguimento a tutti voi”

Mentre lo osservo noto un sorriso malevolo dipingersi sul suo volto.
Si alza e si dirige verso l’uscita della sala, seguito dai suoi fedeli segugi.
Avrei giurato che il contratto fosse nostro. Ma ora le carte in tavola sono cambiate lasciando tutti gli astanti a bocca aperta.
Mio marito si china per qualche secondo a parlare in un orecchio a Tanya. Lei si morde le labbra ed arrossisce.
Edward nota questo passaggio, ed in pochi secondi il suo sguardo si posa su di me.
E come me non appare per nulla turbato dall’evidente dialogo segreto che intercorre tra i nostri coniugi.
Piuttosto sembra leggermi nel pensiero. 
Aro Volturi è un dannato figlio di buona donna che ama giocare con le vite altrui. Questa serata gli ha dato un nuovo spunto, senza mettere a rischio la propria azienda, anzi permettendogli di ottenere, se possibile, un servizio ancora migliore.
Dal momento che non ha ottenuto da me ciò che voleva ha deciso di divertirsi alle nostre spalle. La gelosia di Edward non gli deve essere sfuggita ed ha deciso di metterci alla prova.
Non di meno deve aver notato gli scambi tra Mike e Tanya.
L’idea di Aro è folle.
Mi ritrovo arrabbiata e frustrata per aver visto svanire un contratto su cui avevo lavorato con tutta me stessa per due anni. Mi ritrovo destabilizzata al pensiero che questo cambiamento richiederà necessariamente del lavoro gomito a gomito con Edward. Ed il mio proposito di lasciarmelo alle spalle si fa sempre più debole.

Anche Mike si alza dal tavolo, il suo sguardo è ora su di me, sembra imbarazzato e ... arrabbiato?
Mi chiede se mi può parlare per un secondo. Annuisco, ci scusiamo e ci allontaniamo dal tavolo.

“Isabella, che cazzo hai fatto? Il contratto era nostro per Dio! Non potevi essere un pochino .. più .. condiscendente? Lo avevi notato anche tu che Aro aveva un interesse particolare nei tuoi confronti! cazzo.. non potevi sfruttarlo a nostro vantaggio?”

“Mike... stai scherzando vero? In questi mesi il suo intento esplicito è stato quello di portarmi a letto .. e ora tu mi dici che avrei dovuto accettare?”

“No ... no .. amore .. ma bastava farglielo credere no?”

“No Mike... non sarebbe bastato, questa sera aveva intenzione di portarmi in camera sua ... e credo davvero che il contratto non sarebbe stato firmato se non dopo ....”

“Ok .. ok .. scusa ho esagerato .. allora ascolta.. facciamo così .. non so perchè ma i Cullen hanno due camere separate.... Ora .. tu hai lavorato con Cullen per un pò vero? Pensavo .. perchè non gli proponi ora di salire in camera sua e convincerlo a mostrarti il loro progetto ... forse siamo ancora in grado di trovare una soluzione alle loro spalle usando anche il loro lavoro...Io nel frattempo mi occuperò della moglie. Il cervello è lui .. lei ... non vale nulla e si sta annoiando .. magari le posso proporre di discutere di lavoro in qualche locale .. insomma lavorarmela un pò mentre tu ti lavori Cullen ... che dici?”

“Mike ... credimi .. non sai cosa mi stai chiedendo...”

“Lo so amore che quello è uno stronzo che non hai mai potuto vedere ... cazzo non sei riuscita nemmeno a portare a termine un ballo con quel coglione! E’ per questo che mi fido di te ... devi farlo per noi.”

“No Mike ... no ... non posso... non è corretto ... accettiamo la proposta di Aro così com’è .. lavoriamo con loro .. in ufficio ... domani cercheremo di .... cercheremo di capire come ...”

“Cazzo Isabella! Ma che fottuta santa sei diventata?”

“Mike ... non un’altra parola perchè ti giuro che ...”

“Ok.. scusa ..è che sono nervoso .. non mi aspettavo un epilogo simile ... vai comunque da Cullen .. cerca di fartelo piacere .. e cerca di capire almeno se lui per primo non ha intenzione di fottere noi ...ok?”

Ohhhh Mike ... non c’è bisogno che vada da Cullen per verificare quanta voglia abbia di fottermi .. 

E per quanto mi sembri incredibile ... pare che questa notte io salirò davvero nell’attico di Edward.

Oh Dio.
CAPITOLO 22

BPOV

“Bella, tesoro, che fai ancora in piedi? Mi sono svegliato e ho visto che non sei venuta affatto a letto stanotte”
”Oh, nulla caro, riguardavo la proposta Pike, voglio memorizzare ogni dettaglio prima di domani sera, Dobbiamo essere più forti della Cullen Ent. Se vogliamo accaparrarcelo, ed essere sicuri di avere la mano vincente” 
Tolgo gli occhiali e stropiccio il mio viso con la mano. Sono stanchissima, ma questa proposta deve essere perfetta. Ci ho lavorato per ben 2 anni, studiando l’andamento del mercato azionario e tutti i loro precedenti. So tutto della Pike. E’ la più grossa industria di articoli sportivi a livello mondiale. E’ una enorme opportunità, e io non voglio perdermela, avrebbe fatto della Newton Corp.  la capolista delle advertising agency.
E avrebbe sorpassato la Cullen Ent. in quotazioni.
E io avrei avuto la mia piccolissima rivincita. Avrei fatto vedere a tutti quello di cui ero capace. Avrei fatto vedere ad Edward quanto valgo.
Accidenti! No. Questa è la mia vita, la mia carriera, il mio matrimonio. Non hanno nulla a che fare con lui. Non voglio pensare a tutto questo come una ridicola meschina vendetta nei suoi confronti.
Sono stanca.  Devo riposare.
“Non temere, tesoro, faremo un figurone con le nostre proposte di cura della campagna pubblicitaria” aggiunse Mike con tono stanco.
Certo… la nostra… praticamente ci ho lavorato solo io…
Andiamo a letto entrambi,  e Mike non perde occasione per allungare le mani, ma io sono troppo stanca e non ho la testa in questo momento per i miei “doveri coniugali”.
Resto sveglia per un po’.  Ogni volta che vado a letto la mia mente viene costantemente invasa da lui. No, non mio marito. Lui. Edward.
All’inizio del matrimonio avevo paura che di notte, sognando, avessi potuto dire qualcosa di compromettente, come il suo nome,  ma avevo imparato presto che il sonno di Mike era pesantissimo e questo mi aveva dato un po’ di sollievo. E con il passare del tempo avevo educato la mia mente a pensare esclusivamente al mio lavoro.
Ma non ho mai dimenticato.
Edward Cullen non si dimentica.
Sospiro pensando alle differenze tra lui e Mike. Mike è stata una scelta ponderata. E’ stato cortese con me, mi ha corteggiata a lungo, senza mai mollare l’osso, abbiamo cominciato a lavorare insieme e il tempo passato con lui era diventato piacevole, confortevole, pensavamo quasi esclusivamente al lavoro e ci siamo ritrovati insieme alla fine. E’ un buon sodalizio. E’ stato… accettabile. Tranquillità economica, un’ottima posizione sociale, un lavoro stimolante, una bella casa, intimità… passabile.
Non potevo chiedere di più.
Ok, l’intimità non è strepitosa e Mike non è certo un dio del sesso, ma io avevo imparato a prendere quello che volevo.
E avevo imparato a non fare confronti.
Ma qui, nel momento tra le attività quotidiane e quello onirico, in questo piccolo istante il mio pensiero vola irrefrenabile a Lui. Alle sue mai, alla sua bocca, alla sua voce nelle mie orecchie quando era rapito dal desiderio, al suo viso contratto dall’orgasmo che io gli davo.
Non potevo fare a meno, allora, di pensare al Mike-sex come ad un’attività regolare, tranquilla, che mi accendeva come una lampadina, e all’ Edward-sex , sconvolgente, trascendente, schiavizzante, additivo, che mi faceva esplodere come una supernova!
Ma non era solo sesso. Tra noi due c’era un legame profondo, una connessione inspiegabile, una perfezione matematica, un’attrazione impossibile da combattere, una connessione a livello molecolare.
Non potevo pretendere tutto questo da Mike Newton.
Mike era una scelta accettabile, un compromesso bilanciabile.
Edward era il paradiso e l’inferno, il sublime e il catastrofico.
Avevo scelto di sopravvivere.
***
Ok. Ok ok ok. Ce la posso fare.
Inspiro ed espiro cercando di calmare i miei nervi.
Il ricevimento è iniziato e si tiene qui nel nostro albergo. Mike è già sceso per fare un po’dì di public relations prima di cena.
Ho speso questi minuti per ritoccare il trucco, sistemare meglio il vestito e… cercare di respirare!!!
Ripeto il mio mantra cantilenando sottovoce:
“sono una donna sicura di se,
del proprio lavoro,
della propria posizione,
se voglio mi mangio tutti a colazione!”
Un’ultima occhiata allo specchio. Capelli raccolti morbidamente dietro la nuca con qualche ciocca ad incorniciare il viso, check; trucco smoke-hot, check; vestito nero scollatissimo, check; tanga-che-non-mi-servirà-a-niente-quando-vedrò-Edward, check.
Vado.
***
Un valletto mi accompagna nel salone dei ricevimenti magnificamente allestito dall’associazione.
Ho un de-ja-vù.
No. Nonononono. Non andrà come l’altra volta.
Respiro. Tiro su la testa. Prendo coscienza di chi sono ora.
Entro.
Mi guardo intorno e assesto tutti gli invitati. Prendo al volo un flute di champagne da un vassoio.
Li vedo.
Lo vedo.
Mi sento pervadere da un calore dimenticato. Un fuoco mai sopito.
-          Bè vedi di spegnerlo ora, Swan!!! ... Newton!! Newton, voglio dire Newton!
Mi vede.
Agganciamo gli sguardi.
Non so bene identificare quello che vede nei suoi occhi… emozione, sollievo, passione, durezza, freddezza,… forse tutte queste cose in fila…
“Bella, eccoti cara finalmente!” Mike mi porge la mano avvicinandomi agli ospiti.
“Signori, posso presentarvi mia moglie Isabella Swan Newton, la mente dell’intero progetto”
Mike mi sta esponendo come un trofeo.
Lo lascio fare.
Azzardo rapidi sguardi ad Edward, ha una postura rigida e la mano con il bicchiere in mano ha le nocche bianche.
Conversiamo amabilmente su assolutamente niente in particolare, quando viene servita la cena.
La disposizione dei posti a tavola è canonica.
A capotavola c’era Aro Volturi il capo indiscusso dello staff manageriale della Pike, con ai lati i suoi fedeli consiglieri Marcus e Caius, io e Mike a seguire e Edward e Tanya di fronte a noi. Sembrava una gara a ruba bandiera.
“Signora Newton, mi permetto di dire che trovo la sua proposta di campagna pubblicitaria assolutamente brillante” Aro inizia la partita con voce melliflua. Mi guarda come se volesse leggermi il pensiero.
“Grazie Dottor Volturi, è stato un grande impegno, ma lo abbiamo realizzato con gran passione” rispondo professionalmente.
“Oh, non c’è dubbio, non c’è dubbio. Ed è questo che noi della Pike cerchiamo… passione”
Avrei giurato di sentire mormorare qualcosa come –figlio di puttana- da Edward, ma non potevo esserne sicura.
Si aprono le danze e come previsto Aro mi chiede di ballare.
Il suo tocco e il suo sguardo mi mettono a disagio. Mike è perfettamente al corrente che non mi piace avere a che fare direttamente con lui, ma non ha mai fatto o detto nulla in proposito.
“Lei è una deliziosa ballerina… Isabella…”
“Grazie… Aro. Mi fa molto piacere che lei abbia apprezzato la nostra proposta in diretta concorrenza con la sua agenzia di sempre, la Cullen”
“La Cullen è un’ottima agenzia, ma… io sono sempre aperto a nuove opportunità… specialmente se guidate da una bellissima donna come lei”
Adesso cominciavo veramente a sentirmi come una preda, Aro era veramente un succhiasangue nel suo campo e prendeva tutto ciò su cui allungava le mani. Non sapevo bene come uscire da questa situazione.
“Potremmo discutere del suo progetto… io e lei.. più tardi… magari nella mia suite-“
“Posso avere l’onore di questo ballo con Isabella, Aro?” Interrompe Edward prima che Aro potesse concludere la sua schifosa avance.
Aro irrigidendosi si volta verso di lui “Ma certamente… a più tardi mia cara” e si allontana dopo avermi baciato la mano.
“Edward” Ero sopraffatta da una moltitudine di sensazioni. Sollievo per il salvataggio dall’avvoltoio, eccitazione per le braccia di Edward che ora mi stavano cingendo in modo sicuro, protettivo e gentile.
“Isabella”
“Sei bellissima. Sei ancora più bella di quanto ricordassi.”
Alzai lo sguardo ai suoi occhi.
C’era tutto quello che c’era sempre stato. Era ancora lì immutato. Per me.
“Grazie. Grazie di essere venuto in mio soccorso. Quell’uomo mi da i brividi”
Si irrigidì.
“Non mi piace come ti parla. Non mi piace come ti guarda. Isabella, Aro è un uomo pericoloso-“
“Edward. Sono qui per la campagna pubblicitaria. Ci ho lavorato sopra due anni. Due fottuti anni. Non lascerò che le sue patetiche avances rovinino il mio lavoro. Sono disposta a tutto per avere la Pike”
“Sei disposta a tutto? Ed esattamente cosa arriveresti a fare? Eh?” I suoi occhi ora erano ghiaccio, le sue labbra chiuse in una linea forzata.
La mia reazione è istintiva. Voglio schiaffeggiarlo. Ma lui è più svelto di me e mi forza nella posizione della danza. Nessuno oltre noi può notare alcun cambiamento.
Improvvisamente il suo atteggiamento cambia. Il suo tocco ora si ammorbidisce e la sua stretta si fa più tenera.
“Perché sei andata via… Isabella… sono impazzito quando sei scomparsa. Ho pensato le cose peggiori. Ti ho cercata, ma tu ti eri letteralmente volatilizzata. Non riuscivo a lavorare, non riuscivo nemmeno più a pensare… ti sei portata via tutto, tutto quello che…”
“Cosa, cosa Edward?” ti prego finisci la frase, ti prego dimmi che sei morto dentro come me…
Non mi dice nulla. Continua a guardarmi, continua ad accarezzarmi impercettibilmente. Sta facendo l’amore con me con la sua testa, io sto facendo l’amore con il suo silenzio carico di tutto quello che non ci confesseremo mai. I nostri corpi parlano per noi. Ogni centimetro della mia pelle lo accarezza. Ogni suo sguardo mi parla del suo tormento.
“Isabella… ho un’altra suite prenotata all’attico… ti prego… stanotte vieni da me…”
“Non posso Edward… ti prego… non posso”
“Per Newton? Perché ti sei sposata quel coglione?”
“Edward. Mike è mio marito. E’ un buon marito-“
“Ma non farmi ridere. E’ una testa di cazzo. Tutti nel nostro campo sanno che la mente della Newton sei tu. Era un idiota e sempre lo sarà. Perché lo hai sposato? Ha cura di te? Si occupa dei tuoi bisogni?”
“Perché? Tu avresti avuto cura di me? Ti saresti occupato dei miei bisogni?”
Mi stringe più forte. Avvicina la bocca al mio orecchio. Sussurra.
“Ti scopa come facevo io? Ti fa venire la pelle d’oca ad ogni suo tocco, come sto facendo io ora? Ti fa VENIRE come facevo io..?”
“Edward…”
“Rispondimi…”
Nessuno… nessuno mai mi farà provare quello che mi hai fatto provare tu, quello che mi fai provare tu…
“No…”
Lo lascio lì. Non posso più resistere. Sono sua. Lui lo sa. Sono sempre stata sua e sempre lo sarò
CAPITOLO 21

EPOV

Le parole di Tanya rimbombavano nella mia testa.
Isabella Newton.
Tanya continuava a parlare ma non l’ascoltavo più. Non ne ero in grado. Sentivo la sua voce come in sottofondo e nella mia testa come un disco rotto  soltanto Isabella. Isabella. Isabella.
Era tornata.
Dopo 3 anni.
3 anni di agonia
3 anni in cui avevo tentato di cancellarla. Di fare come se non fosse mai esistita.
3 anni in cui si era rifatta una vita.
Si era legata ad un uomo.
Come mi era potuto sfuggire il fatto che si fosse sposata con una persona che conoscevo bene e che per giunta disprezzavo.
 Ah sì è vero….  di Michael Newton  non mi era mai fregato un cazzo
Era un piccolo essere noioso e stupido.
 Avevo sentito che si era sposato. Avevo persino fatto una battuta sulla sgualdrina senza cervello che probabilmente se l’era preso.
Isabella…. Dio… non mi pareva possibile.
Ma come dicevo, non me ne era mai fregato un cazzo di lui….. fino ad oggi.
Adesso improvvisamente era diventato fottutamente importante.
Come aveva conosciuto Isabella?
Quando se n’era innamorato?
 Il pensiero di loro due insieme mi fece venire voglia di vomitare.
Mi alzai di scatto e dissi a Tanya che dovevo tornare in ufficio.
Così feci.
Sei mesi dopo la scomparsa di Isabella avevo smesso di cercarla. Mi era sembrata la cosa più sensata. Ma ora era tornata e volevo, dovevo giocare d’anticipo.
Arrivai nel mio ufficio e chiamai Jenkins.
Questa volta nell’arco di due ore ebbi tutto. Foto, numeri di telefono, indirizzo. Albergo e numero di stanza in cui avrebbe alloggiato. Erano già in volo verso New York. Sarebbero arrivati a tarda notte.
Per prima cosa chiamai il fioraio da cui mi servivo sempre. Per me era sempre disponibile. E feci recapitare un mazzo con di 58 rose bianche e due rose rosse. Feci in modo che fosse disposto sul loro letto matrimoniale.
Una bianca per ogni giorno in cui era stata nella mia vita e le due rosse per le volte che l’avevo amata.
Sul biglietto, scritto a mano da me, solo il mio nome.
Avrebbe capito?
Avrebbe capito.
Poi attesi.
Bevendo Scotch.
E bevendo, e bevendo.
Erano le due di notte.
Presi il mio cellulare.
“Sì?”
“Isabella”
“…………”
“Isabella … so che sei lì…”
“Edward …. Cosa vuoi…”
“Isabella. Non fare domande di cui non vuoi sentire la risposta….”
Le risposi trascinando le parole in un sorriso ubriaco e amaro.
Silenzio. Sentivo solo il suo respiro.
“Lui è lì con te?”
“Certamente”
“Ti sono piaciuti i fiori?”
“Gesto inopportuno, ora come ora”
“Sei ancora vestita?”
Un sospiro.
“Non cominciare Edward….. non farlo”
“Isabella …. Dio .. la tua voce ….”
“Ti prego ….”
“Voglio vederti …”
Mi ero aperto i pantaloni e me l’ero preso in mano, duro da far male. Gli occhi chiusi. La testa reclinata, appoggiata. Avevo cominciato a muovere la mia mano.
Era bastata la sua voce e tutto era tornato come era sempre stato. Eccitazione, calore, desiderio
“Ci vedremo al Ballo. Io te tua moglie e mio marito”
Disse secca.
“Non nominarlo. Non ora. Non con me. Mai.”
“Devo andare ….. stavo per andare a dormire… sono molto stanca”
“Sei a letto?”
Continuavo a pompare con la mano e nel frattempo tentavo di avere una conversazione normale con lei. Pessima idea.
“Edward …. Smettila ….”
Emisi un’altra risata stanca ed eccitata allo stesso tempo
“Lo sai cosa sto facendo .. lo sai che sei tu .. solo tu … mi fai questo… Dio mi basta sentire la tua voce. Ti vedo …  nel letto. I tuoi capelli sparsi intorno a te sul cuscino. Le tue labbra rosse. I tuoi occhi profondi. I tuoi seni … mmmhhhh… le tue gambe lunghe e lisce… Dio …  E’ come se ti avessi qui. Come se fossi dentro di te… ti vedo… ti si sta arrossandola pelle del viso e il rossore ha raggiunto i tuoi seni…  Anticipando il piacere che solo io posso darti … ”
“Edward …”
Anche la sua voce era straziata e roca. Si stava eccitando.
Inutile mentire … eravamo come due magneti. Eravamo fuoco e benzina.
“Sento in bocca il tuo seno turgido. Sento intorno a me il tuo calore bagnato… ahh.. Isabella… perché …. Ahhh… “
“mmhhhh… “
“Ti prego … oddio ….”
“Ti stai toccando ….”
“Edward … ti prego …. Ti prego …”
La sua voce come una preghiera e non tenni più. Venni prepotentemente nella mia mano sulle mie cosce e sulla preziosa elegante poltrona in pelle.
Una voce da dietro la chiamò. Fredda.
“Isabella vieni?”
Click.
Cazzo ero fottuto … Letteralmente.

BPOV
Arrivai nella nostra suite stanca e nervosa.
Il momento che temevo da mesi era arrivato.
Avrei rivisto Edward Cullen.
Non ero riuscita ad evitare l’impegno preso con mio marito.
Forse non avevo voluto.
Forse rivederlo avrebbe segnato la chiusura della nostra brevissima relazione.
Chiamarla relazione era persino ridicolo.
Volevo provare a me stessa che non avevo più bisogno di scappare e nascondermi.
Entrata in camera da letto vidi i fiori e capii immediatamente.
La reazione del mio corpo traditore mi fece innervosire.
Se bastava un mazzo di fiori a farmi contrarre i muscoli tra le cosce, a farmi mancare il fiato, come diavolo potevo anche solo sperare  che rivederlo non mi avrebbe fatto più effetto.
Come avevo potuto pensare di essere andata davvero avanti con la mia vita.
Michael li prese in mano, lesse il biglietto e lo buttò sul letto con un sorriso malevolo.
“Quello stronzo di Cullen. Cosa non farebbe per impressionare che gli sta intorno. Poi cosa cazzo sono tutte ste rose bianche e due rosse? Che idiozia. Come diavolo hai potuto lavorare per quello stronzo arrogante, anche solo per un paio di mesi, non lo so davvero, amore. Vatti a cambiare … ho voglia di andare a letto… ho voglia di fare l’amore con mia moglie.”
Mi lanciò uno sguardo malizioso e si diresse nel bagno annesso alla camera.
Presi in mano il biglietto e lessi “ Edward Cullen”.  La sua grafia così elegante e precisa.
Il suono del mio cellulare mi svegliò dalla mia reverie.
Risposi.
Era tardi, ma mi aspettavo una chiamata da mia madre per sapere del nostro arrivo.
La voce che sentii dall’altro capo mi lasciò senza fiato. Sconvolta al punto da dovermi sedere sul letto per non cadere.
“Isabella …”
Il  suono del mio nome reso miele dalla voce più dannatamente profonda e sexy che uomo avesse mai posseduto.
Avrei voluto attaccare, ma non riuscii.
Il solo sentirlo mi aveva fatta bagnare vergognosamente.
“Isabella …. Dio .. la tua voce ….”
 “Voglio vederti …”
Il suo tono roco, stanco, ubriaco ed eccitato era doloroso da sostenere.
Avevo stretto le cosce per alleviare il bisogno prepotente che sempre avevo sentito per lui. Che sempre mi aveva accompagnata. Non abbandonandomi mai. Nemmeno per un attimo. Nemmeno quando facevo l’amore con mio marito immaginando d’essere con lui.
Si stava toccando.
E il pensiero del suo cazzo perfetto, lungo spesso e duro mi obbligò a toccarmi di rimando. Tentai di mantenere un tono distante.
 “Ci vedremo al Ballo. Io te tua moglie e mio marito” Avevo risposto.
 “Non nominarlo. Non ora. Non con me. Mai.”
Il suo tono autoritario mi aveva eccitata ancora di più. Il mio dito medio girava lentamente sul mio clitoride gonfio e bagnato
 “Sei a letto?”
Sapevo dove stava andando.
 “Edward …. Smettila ….”
 “Lo sai cosa sto facendo .. . vero? Lo sai che sei tu .. solo tu … che ….mi fai questo… Dio mi basta sentire la tua voce. Ti vedo …  nel letto. I tuoi capelli ….sparsi intorno a te sul cuscino. Le tue labbra rosse. I tuoi occhi profondi. I tuoi seni … mmmhhhh… le tue gambe lunghe e lisce… Dio …  E’ come se ti avessi qui. Come se fossi dentro di te… ti vedo… ti si sta arrossandola pelle del viso e il rossore ha raggiunto i tuoi seni…  Anticipando il piacere che solo io posso darti … ”
Le sue poche parole mi avevano già portato sull’orlo del baratro. Come cazzo facesse non l’avevo mai capito. Stavo per venire al telefono con l’uomo che avevo evitato per tre anni come la peste, toccandomi a  malapena, con mio marito a due metri di distanza.
“Edward …” il suono della mia voce si era abbassato e fatto altrettanto rauco.
Avrebbe capito che mi ero eccitata ed infatti si fece più audace.
 “Sento in bocca il tuo seno turgido. Sento intorno a me il tuo calore bagnato… ahh.. Isabella… perché …. Ahhh… “
 “Ti stai toccando ….”
“Edward … ti prego …. Ti prego …”
Nel ripetere al mia preghiera e il suo nome venni.
 Anche il suo respiro si era fatto irregolare e veloce. Stava venendo anche lui con me.
Come sempre era stato.
Michael uscì dal bagno e mi chiamò. Chiusi la comunicazione e gli sorrisi, fingendo ancora di parlare al telefono.
“Ci sentiamo domani mamma. Dormi bene”
Poi andai verso di lui. Si era seduto sulla poltrona in camera da letto. Nel suo pigiama in cotone azzurro. Elegante e perfetto come sempre. Ero bagnata ed eccitata per la telefonata.
Mi avvicinai e mi sedetti a cavalcioni su di lui. Era duro. Bene.
Mmmmhhh Ti sono mancato vedo.
Senza dire una parola. Alzai il bacino di quel tanto da potergli tirare giù i pantaloni prendendoli dalla banda a vita. Lui spostò di lato il mio tanga. E scesi su di lui.
Chiusi gli occhi e nella mia testa sentii la voce di Edward dire il mio nome come aveva fatto pochi istanti prima
“Isabella”
Sentii le sue mani lunghe e perfette sui miei fianchi.
 Immaginai il suo cazzo strepitoso dentro di me.
 E iniziai a muovermi.
Come inizio non era poi male risi amaramente tra me e me.
Molto bene per una che aveva preteso di aver dimenticato Edward Cullen.
Ero fottuta.
Letteralmente.