lunedì 12 dicembre 2011

CAPITOLO 19

BPOV

Volevo morire.
Volevo morire per non avere mai più questo mal di testa e questa nausea.
E non volevo aprire gli occhi. Se li avessi aperti avrei vomitato. Lo so.
Mi giravo nel letto nella speranza di stare meglio, e mi maledicevo per avere bevuto tutti quei mojito e quei negroni e quei cosmopolitan e quei… non lo so!!!
Perché avevo bevuto così!! Perchèèèè!!!!
Oh. Già. Edward.
Edward-che-si-fotte-la-moglie-in-ufficio-Cullen!
“Vaffanculo Edward…”
Oh, no… non dovevo parlare…. Ora dovevo vomitare sul serio….
Mmmmm… mmmmm, che buon profumo che hanno le lenzuola… buono… Edward… Ed-
“Edward?!”
Sgranai gli occhi.
Non ero nella mia stanza.
Dove cazzo ero?
Le lenzuola avevano il suo odore…
Girai piano la testa.
“Oh Dio!”
Lo trovai seduto su una poltrona accanto al letto.
“Isabella”
“Edward. Che ci fai qui? Voglio dire… che ci faccio qui? Voglio di..… dov’è qui?..”
“Isabella sei a casa mia, sei nel mio letto.”
Mi guardava in maniera glaciale. La mascella che pulsava sotto la stretta dei suoi denti.
In mano aveva dell’acqua e due pillole.
“Tieni. Prendi queste. Ti aiuteranno a stare meglio.”
Siccome l’alternativa era morire di mal di testa le ingoiai.
“Grazie.”
Cercai di alzarmi.
“Oh!” No. Cattiva idea. Mi rimisi giù senza guardarlo.
“Isabella…”
“Non.Parlare.”
No. Non volevo sentire. Non adesso.
Serrò i pugni.
“Bene. Riposati ora. Aspetta che l’aspirina faccia effetto. Ti faccio preparare qualcosa da mangiare. Devi mangiare e poi starai meglio.”
Non risposi.
Se ne andò.
Chiusi gli occhi. Il riposo una chimera. Non facevo altro che pensare e ripensare alle immagini di lui che si… sbatteva allegramente la moglie. Porco.”
Tornò con un vassoio con del succo d’arancia, pancake, frutta e caffè.
“Mangia.”
“No grazie.”
“Isabella, non essere ostinata. Devi mangiare. Credimi.”
“Ah! Credimi… Tu sei l’ultima persona sul pianeta a cui credere. Credimi!”
“Isabella… “ Il suo tono si fece minaccioso.
Non sapevo se ero più arrabbiata, più spaventata o più eccitata… ?... Cristo…
“Va bene!”
Mi sollevai con la schiena appoggiata alla testiera e azzardai un morso al pancake.
“L’hai fatto tu?”
“Certo che no. Ho una cuoca.”
“Certo… e ti porti a letto anche lei?” Non potevo fare a meno di stuzzicarlo.
“No! Ma che cazzo dici? Non è mia abitudine… Quello che è successo tra noi è una cosa… è diverso.”
“Da cosa? Dalla tua cara mogliettina? Cos’è, sono stata un’eccitante intermezzo tra voi? Qualcosa per stuzzicare le vostre fantasie erotiche? Cos’è, Mr. Cullen, sei a corto di idee per il menage coniugale?”
“Isabella, non sai quello che dici. Non parlare così. Tu non sai niente. Non sai niente…” parlava a denti stretti.
“A proposito, dov’è la signora Silicon Valley? A farsi dare una pompatina alle labbra?” Non riuscivo a smettere. Ero infastidita. Ero infuriata.
“Smettila. Tanya è partita ieri sera.”
“Oh. Allora il motivo per cui sono qui è per una sostituzione. Sai,  non ricordo che nel mio contratto fosse menzionato alcunché in proposito. Dovrei chiederti un aumento. Oh no! Meglio, una promozione. Non è così che si ottengono le promozioni alla Cullen Enterprises? Sono stata abbastanza brava? Me la merito una promozione Mr. Cullen?”
“Smetti di dire stronzate! Sei qui perché ti ho trovata tramortita al club! Durante la telefonata ho capito che eri lì e sono venuto di corsa a prenderti. Non ti ho portata a casa tua per non farti vedere dai tuoi vicini in quello stato, era più semplice portarti qui.”
“E non hai paura che i tuoi vicini chiacchierino in proposito?”
“Il palazzo e mio, e il personale è mio dipendente, non fiateranno.”
“Ma certo. Quindi…. se urlo… nessuno verrà in mio soccorso.”
Si addolcì. Si avvicinò e mi accarezzo la guancia con il dorso della mano. Chiusi gli occhi al suo dolce tocco.
“Non ti succederà niente. Sei al sicuro con me…”
I suoi occhi avevano la proprietà sorprendente di cambiare colore con il suo stato d’animo, quando era così dolce sembravano addirittura… miele…
Ora erano di nuovo ghiaccio.
“Sarà meglio comunque che ti rivesta. Ho fatto lavare e stirare le tue cose. Sono lì sopra la cassettiera.”
Fu solo allora che mi accorsi che avevo solo una maglietta bianca addosso. Una sua maglietta bianca.
“Perchè non ho addosso i miei vestiti? Chi me li ha tolti?”
“Te li ho tolti io. Mentre ti portavo a casa hai vomitato. In macchina.”
Oh cazzo…
“Oh, ma quanto mi dispiace!”
Non mi dispiaceva per niente. Era il minimo. Se fossi stata più lucida gliel’avrei rigata quella cazzo di macchina.
Edward Cullen ha il cazzo piccolo’ ci avrei scritto!
Naturalmente era tutto il contrario. Edward aveva il più bel cazzo su cui avessi mai posato gli occhi… e le labbra e …
Dacci un taglio Swan!
“Non è niente. L’ho già fatta cambiare.”
“Cosa, la tappezzeria?”
“No. La macchina.”
Aaah! E figuriamoci.
“Bene. Sto meglio ora. Sarà il caso che mi rivesta. Devo incontrare… Jacob oggi.”
Ha ha.
Ma non era vero.
Si fece scuro. Colpito! 1 a 0 per Swan!
“Jacob?” chiese lentamente. Respirava profondamente.
“Si. E comunque non sono affari tuoi. “ Aggiunsi alzandomi dal letto e prendendo la mia roba.
Mi si parò davanti.
“Cosa c’è tra te e Jacob?” chiese fissandomi negli occhi.
“Sesso.”
Lo sentii grugnire. Giuro che sentii un ruggito provenire dall’interno del suo petto.
“Isabella. Non… non voglio che tu lo riveda.”
“Come scusa? E perché diavolo non dovrei?” Alzai il mento e misi le mani sui fianchi.
“Perché non voglio.” E’ evidente che cercava di rimanere calmo.
Arrabbiati Mr. Cullen,. Reclamami. Fammi capire che sono tua. Solo tua!
“Non voglio che scopi più con tua moglie.” Dovevo sapere.
Abbassò lo sguardo.
“Isabella. Io…”
“Cos’è, non puoi? O non vuoi?” Dovevo sapere.
“Non sai di cosa parli… Io devo… E’ mia moglie…”
“Ho capito.”
Raggiunsi il bagno e mi chiusi dentro.
Mi appoggiai con la schiena alla porta. Volevo piangere. Ero arrabbiata, confusa, disperata, ferita.
Mi tolsi la maglietta. La gettai a terra in moto di rabbia.
Raggiunsi la doccia e mi feci avvolgere da quella cascata calda. L’acqua mista alle mie lacrime che ora scendevano liberamente.
Non sarebbe mai cambiato niente. Non ero abbastanza per lui. Aveva bisogno di lei. Di scoparsela, quella troia senza cuore. Io non ero che un intrattenimento tra una scopata e l’altra con lei.
Dovevo uscire da questa storia una volta per tutte.
Piano piano crebbe la risoluzione in me. Piano piano crebbe la vendetta.
Mi asciugai con cura. Frugai tra le cose in bagno per trovare uno spazzolino, un deodorante e … un rasoio.
Mi depilai completamente. Con molta cura.
Non mi vestii.
Uscii dal bagno completamente nuda e con i capelli bagnati.
Il mio sguardo fisso sulla meta.
Edward era seduto su un lato del letto, aveva i gomiti appoggiati alle ginocchia e la testa tra le mani. A tormentarsi i capelli.
Bene.
“Edward….”
Alzò la testa rivolto dalla mia parte.
Il suo respiro si arrestò rumorosamente.
I suoi occhi scannerizzarono il mio corpo nudo.
“Isabella…”
Mi avvicinai. Ero a pochi centimetri da lui. La sua testa al livello del mio inguine.
I suoi occhi al livello del mio inguine. Nudo.
Gli afferrai i capelli in modo deciso.
“Ah…”
Potevo vedere la sua eccitazione. Negli occhi. Nella bocca. Nel suo cazzo che si ingrossava.
“Vieni…” gli sussurrai dolcemente.
Lo feci alzare. Gli allentai la cravatta.
“Isabella, che…”
“Shhhhh…”
Cominciai a spogliarlo. Lentamente. Dolcemente. Accarezzandolo ovunque passassero le mie mani.
Ogni tanto alzavo lo sguardo ai suoi occhi.
Conoscevo quello sguardo.
Desiderio.
Bene.
Quando ebbe pantaloni e boxer a terra…. Ebbi grosse difficoltà a mantenere intatta la mia risoluzione alla vista di quel… divino obelisco che si ergeva maestoso di fronte a me. Per me.
Lo spinsi delicatamente sul letto e continuai a sfilargli pantaloni…. boxer… una scarpa… l’altra scarpa… un calzino…. l’altro calzino.
Mi guardava rapito, eccitato, voglioso.
Bene.
Raggiunse il centro del letto, supino.
Mi chinai per raccogliere la cravatta.
Lo raggiunsi, mettendomi a cavallo sul suo ventre. Lontano dal suo cazzo.
Lui allungò le mani verso di me.
“No, no, no. Mr. Cullen… mani sopra la testa…” ammiccai il più dolcemente possibile attirandolo nel gioco.
Gli presi i polsi e glieli legai con una sommità della cravatta. L’altra sommità la legai ad una delle sbarre intarsiate del letto.
Del suo letto coniugale.
Mio padre, da buon pescatore, da bambina mi aveva insegnato a fare i nodi. A lui riservai un piccolo capolavoro, un nodo che più tiravi e più stringeva.
Tirò per vedere se si poteva liberare.
“Ti prego Isabella… voglio toccarti…”
“Oh, ma anch’io Mr. Cullen, anch’io….” Mi guardò incuriosito.
Mi alzai e mi diressi verso la cassettiera, aprii i cassetti finchè trovai… calze.
Tornai ai piedi del letto e con molta cura gli legai le caviglie alle due estremità del letto, con le gambe divaricate.
Mi allontanai di qualche passo per ammirare quel…. capolavoro della natura che era Edward Cullen legato al letto e a cazzo dritto, per me.
Oh…. averlo per sempre così…
Tornai verso di lui. Mi misi di nuovo a cavalcioni come prima.
Presi i cuscini del letto per sistemarglieli sotto la testa in modo che l’avesse sollevata.
Nel frattempo badai di sfiorare le sue labbra con i miei capezzoli.
Non mi fu difficile emettere un gemito al contatto con la sua lingua che non si era fatta sfuggire l’occasione.
Mi sollevai un po’, nell’intento di sfiorarlo solamente.
Lo sfiorai con le dita, con i capelli, con la fica.
Sfiorai tutto il suo corpo. Tranne lì.
Il suo respiro era già affannato ormai.
Il mio difficile da tenere sotto controllo a quella vista.
“Oh… Isabella…”
“Edward… non sai quanto mi eccita vederti così… così teso per me… così pronto per me” sfiorandogli impercettibilmente la sua asta con il dito medio.
“Ohhhh!”
Avvicinai la bocca al glande. Alitai per accaldarlo. Poi soffiai per raffreddarlo.
Lo sentii percorrere da brividi.
Mi eressi verticalmente. Le mie ginocchia ai lati dei suoi fianchi. La mia fica perfettamente in vista.
“Guardami…. Guarda la mia fichetta bagnata per te… sto gocciolando Edward…”
“Oddio… Isabella…. sei meravigliosa…. La voglio quella fichetta…. La voglio intorno al mio cazzo…”
“Mmmmm….” Chiusi gli occhi. Feci scivolare una mano sul mio collo… poi sui seni…. sui capezzoli… leggermente… si irrigidirono ulteriormente… poi giù… giù… mi accarezzai lentamente tutta l’apertura… bagnando le mie dita completamente…
“Senti…. senti cosa mi fai Edward… senti quanto sono calda e bagnata per te…” portai la mano al suo viso e feci scorrere il medio e l’anulare inzuppati della mia eccitazione sulle sue labbra. I mei capezzoli sfioravano i suoi pettorali scolpti.
Aprì la bocca. Gliele infilai dentro. Le ciucciò e le leccò avidamente mentre io le facevo scorrere lentamente dentro e fuori come a mimare la mia masturbazione.
Nella stanza si udivano solo i nostri respiri eccitati e il rumore della sua bocca che lavorava le mie dita.
“Mmmmmm…. Mmmmmm…”  
I suoi gemiti musica. Il suo respiro caldo attraverso le narici leggermente dilatate.
“Oh Edward… succhiami… si… così…”
Portai la mia fica sopra la punta arrossata e lucida di eccitazione del suo cazzo che si contorceva.
Lo sfioravo… Mi sfioravo…
Cercava di raggiungerla spingendo il bacino verso l’alto.
Ad ogni suo movimento verso di me, mi ritraevo.
Libero dalle mie dita, ansimava, pregava.
“Isabella… ti prego… prendimi…”
“Oh Edward… non ancora…”
“No… ti prego… non posso… non ce la faccio… vieni…”
Mi alzai delicatamente, sfiorandolo con le dita sul busto, sui fianchi sulle gambe, ma non .
Ai piedi del letto c’era una pettineuse con una sedia antica. La pettineuse di Tanya.
Bene.
Mi sedetti sul bordo, con il culo sopra il costosissimo pizzo della pettineuse di Tanya. Ha!
Appoggiai i piedi sui braccioli della costosissima poltroncina di Tanya.
Avevo le gambe completamente divaricate.
Aveva una vista perfetta su tutto il mio corpo.
Bene.
Portai le mani ai capelli, muovendo sinuosamente tutto il mio corpo. Li sollevai, mi accarezzai.
Il mio sguardo fisso su di lui.
Il suo sguardo fisso si di me.
“Che fai?... Torna qui…”
“Oh Edward… sei meraviglioso da qui… da qui posso godere di tutto il tuo meraviglioso corpo… di quel corpo che mi da un piacere immenso… che mi fa bagnare… ogni volta che ti vedo… in ufficio…”
Mi accarezzavo il collo, i seni, il ventre, l’interno delle cosce.
“… ogni volta che passi… che mi parli… che parli con qualcun altro… io mi eccito… e non faccio altro che pensare al tuo cazzo grosso e turgido… che mi penetra… che pompa…”
“Isabella… basta… vieni qui… ti prego… aah… mi fai venire così…”
Oh si. Si caro.
“Edward… mmmm… vorrei leccartelo adesso… leccarlo dalla base alla punta… sentire la testa del tuo grosso cazzo duro e caldo tra le labbra… sulla lingua… e vorrei succhiarlo… e succhiarlo…”
“Oooohhh…. Bella…. “
Mi stavo accarezzando la fica ora, completamente aperta in piena visuale per lui. Gemevo. Facevo le fusa.
Lui aveva la bocca aperta nell’intento di controllare la respirazione ormai fuori controllo, le labbra ancora bagnate del mio liquido, gli occhi semiaperti, le braccia che tiravano i nodi, il cazzo lucido dei miei umori che si contorceva ad ogni mia parola, ad ogni mio movimento, e il bacino si muoveva come per cercare un qualche tipo di penetrazione.
Oh che vista magnifica…
Era mio. Sotto il mio controllo. Sotto il mio incantesimo.
“Edward… ooohhhh…. non sai quante volte… in ufficio… sono andata in bagno… per toccarmi… pensando che le mie mani fossero le tue…”
“Basta… basta… mi stai facendo morire…. Aaahhh… aaahhh…. “
Le mie dita ora pompavano all’interno della mia fica, mentre l’altra mano sfregava sui capezzoli allungati e duri.
“Oh… ooohhh… siiii…. Non sai quante volte… nel mio letto… ho sfiorato tutto il mio corpo… mi sono bagnata… toccata… e ho goduto… pensando a te…  aaaahhh…. Aaaaahhh…..aaaahhhh…”
I suoi movimenti fuori controllo. La sua espressione confusa tra il piacere e il tormento. I suoi occhi fissi e ipnotizzati sui miei movimenti.
“Bella… Bellaaa…  cazzo… cazzo… aaahhh…. Aaahhh…aaaahh…”
Mi toccavo con tutt’e due le mani, ora. Una a pompare e l’altra a sfregare velocemente il clitoride.
“Ooooohhh… si… si… siii…”
Portai una mano alla bocca e succhiai due dita, come prima avevo fatto fare a lui.
“Mmmmm…mmmmm…. Come vorrei che fosse il tuo cazzo Edward… ti leccherei tutto… finchè non avresti più nulla…mmmmmm….”
“Cristo! Bella! Vieni… vieni… ti prego… oooohhh…ohhh…”
I miei movimento ormai veloci verso l’impellente orgasmo.
“Ooohhh. Oooh.Ooh!! Edward! Eccolo… eccolo… guardami… sentimi Edward… sto venendo… sto venendo… guardami Edward!  oh…oh…OH!! EDWARRRRDDDDDD!!!”
A fatica tenni lo sguardo incollato al suo corpo. Lo volevo vedere. Volevo godere di quella vista.
“Oh Bella… non… non ce la.. faccio… aaahhhh…. Ahhhhh”
Lo vidi irrigidirsi. I tendini e i muscoli durissimi. I testicoli sparirono. Stava venendo di brutto.
“Oh! …Oh!... OoooHHH!!!!! BELLLAAAAAAAA!!!!”
E spruzzò gloriosamente. Sperma ovunque sul suo torace. Avrei potuto venire di nuovo solo guardandolo nel suo orgasmo.
Quell’orgasmo che gli avevo procurato senza alcun tipo di contatto
Ero spenta.
Ma mi sentii potente in quel momento.
Scesi dalla pettineuse di Tanya, che sperai aver sporcato un po’, e mi diressi verso il bagno a lavarmi e vestirmi.
Quando uscii, lo trovai ancora ansimante e con gli occhi serrati. Le sopracciglia incupite.
Ero completamente vestita.
Mi avvicinai a lui e mi allungai per allentargli un po’ il nodo ai polsi. Quel tanto che bastava per poi potersi scogliere da solo.
E gli sussurrai all’orecchio “E’ capace tua moglie di farti venire così?”
Mi voltai e me ne andai.

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