Capitolo 13
EPOV
Mille violini suonati dal vento
l'ultimo abbraccio mia amata bambina
nel tenue ricordo di una pioggia d'argento
il senso spietato di un non ritorno
Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio
Esistono momenti nella vita che ti definiscono.
Momenti in cui comprendi che ti sta accadendo qualcosa che cambierà la tua esistenza.
Il momento in cui Isabella mi ha chiesto di fare l’amore con lei, di amarla davvero, quello è stato uno di quelli.
Non ci sarebbe stato più ritorno. Fare l’amore con lei mi avrebbe cambiato la vita. Un attimo di paradiso per tornare all’Inferno. Poter avere per poco tempo qualcosa che vuoi con tutto te stesso. Sapendo che sarà l’unica ed ultima volta.
E’ straziante.
Mi sono chinato su di lei pieno di un sentimento che mi avrebbe distrutto.
Mi stavo innamorando di una donna che non avrei potuto avere. Che avrei dovuto lasciare andare. E l’enormità di cosa avrebbe significato per noi quella notte mi riempiva di un dolore mai provato prima.
I nostri occhi erano lucidi, non per la lussuria questa volta.
La baciai teneramente, a lungo.
Le baciai le labbra, gli occhi, il collo.
Le baciai i seni.
Le baciai le braccia, l’addome, le cosce , i piedi.
Baciai ogni singola porzione del suo corpo.
Cercando di assaporare, di memorizzare, per poter poi ricordare.
La luce calda del fuoco la colorava di sfumature arancio ed ambra.
Lei delicatamente sbottonò la mia camicia. Con le mani carezzò il mio torace.
Ci mettemmo in ginocchio, una di fronte all’altro, spogliandoci con calma. I nostri occhi dicevano parole che la bocca non aveva il coraggio di dire.
“Ti amo”
“Lasciarti mi ucciderà”
“Non mi lasciare”
“Non dovrebbe essere così”
“Tii voglio”
"Per sempre”
I nostri corpi nudi avvolti dal calore del fuoco.
Accesi dal calore nelle nostre vene.
La distesi di nuovo. Le accarezzai i capelli.
Profumava di rosa, lavanda, mughetto. Profumava di donna.
La baciai di nuovo, un bacio lento, intenso, volevo ricordare tutto di lei.
Il sapore della sua bocca.
Il profumo della sua pelle.
I suoi colori. Avorio, ebano, fuoco.
Con la lingua le accarezzai i denti. Uno ad uno. Piccole perle perfette.
Le labbra polpose.
E poi di nuovo dentro la sua bocca scivolando e roteando in un movimento lento agonizzante.
Illudendomi che forse sarebbe potuto durare per sempre se fossi andato così piano.
Scesi più in basso, verso i suoi seni caldi.
“Va bene così?” le chiesi, per la prima volta insicuro, per la prima volta preoccupato.
Emise un gemito e fece di sì con gli occhi e la testa.
Ne baciai il contorno con mille baci a labbra chiuse.
Alzai gli occhi verso i suoi, lentamente presi tra le mie labbra un capezzolo. Lo trattenni mentre con la lingua lo accarezzavo con una venerazione e gratitudine che speravo potesse leggermi negli occhi.
“Grazie per avermi concesso di amarti come meriti, almeno una volta” le dicevano.
La sua testa all’indietro, le sue mani dolci e delicate tra i mie capelli.
Con una mano le accarezzai un fianco, scesi lento. E la misi tra le sue gambe.
Le sue scesero, per raccogliere il mio mento, costringendomi a ritornare vicino al suo viso.
Infilai leggero un dito tra le sue labbra bagnate.
Inarcò leggermente la schiena.
Mi posizionai al suo ingresso.
E lentamente la penetrai.
“Va bene così?” ripetei.
Mi rispose con un lieve movimento del bacino. Incoraggiandomi a proseguire. Una silenziosa preghiera.
Senza lasciare i suoi occhi entrai dentro di lei centimetro per centimetro, fino a quando non fui totalmente immerso nel suo corpo caldo. Perso dentro di lei.
“Isabella…” dissi in un gemito.
“Edward..”
Allora è questo.
E' questo che si prova.
Questo significa trovarsi nell'unico posto che senti ti appartenga e a cui sai di appartenere.
Iniziai a muovermi in spinte lunghe, lente, i gomiti poggiati a terra di fianco alle sue spalle il suo volto tra le mie mani.
Le sue ,sulla mia schiena, cercavano di premere sul mio corpo verso di lei.
E di nuovo baci, carezze, sguardi.
Il ritmo lento costante, fluido. I nostri corpi in perfetta sincronia e armonia.
Ogni spinta un sospiro, ogni spinta il piacere che cresceva esponenzialmente. Ogni spinta un dolore atroce, l’anima che si frammentava in piccoli pezzi.
Senza spezzare il ritmo mi misi in ginocchio, seduto sui miei talloni e la portai seduta sulle mie cosce.
La sensazione così forte da togliere il fiato.
I suoi occhi socchiusi nel piacere immenso che stavamo provando.
Mi fermai un attimo.
La strinsi forte contro di me. Il mio viso nascosto tra il suo collo e la sua clavicola.
Voglio morire ora.
Così.
Non posso perderti.
Voglio poter stare tutta la vita con te.
Immerso dentro di te.
Non lasciarmi andare.
Tienimi con te.
Ti amo
Ti amo
Ti amo
E’ irragionevole, ma ti amo.
Vorrei dirtelo, ma non posso.
Sarebbero parole dolorose ed inutili.
Mi prese il viso tra le mani di nuovo.
Iniziò a muoversi. A cavalcarmi dolcemente.
Come uno specchio delle mie parole precedenti mi disse “va bene così?”
Riuscii solo a fare di sì con la testa.
L’emozione era così forte da togliermi fiato e parole.
La presi per il bacino e la aiutai nei suoi movimenti. Facendola scivolare su e giù lungo la mia asta.
Mi mise una mano sul petto e con un tocco leggero ma deciso, mi spinse verso il basso.
Ora io ero sulla mia schiena e lei sopra di me.
Una visione senza precedenti.
I capelli sciolti le circondavano il viso.
Le portai una ciocca dietro l’orecchio e la luce delle fiamme calde la illuminò in tutto il suo splendore.
Chiuse gli occhi e una lacrima le rigò il viso.
Non piangere
Dimenticheremo
Lo faremo durare per sempre
Ti amerò per sempre
Non lasciarmi.
Non lasciarmi.
Non lasciarmi.
Ma sapevo che lei non avrebbe mai permesso a se stessa di amarmi nella situazione in cui eravamo.
Sapevo che l’alba dell’indomani avrebbe cancellato Edward ed Isabella, lasciando al loro posto due vuote caracasse.
Signorina Swan e Signor Cullen
Continuò a dondolare sopra di me, sempre lenta. Spingendo con le ginocchia. Sdraiata su di me.
Erano le sue mani questa volta che incorniciavano il mio di volto. Con amore e reverenza.
Le mie raccoglievano i suoi glutei perfetti, accompagnandoli nel loro movimento fluido su e giù lungo la mia lunghezza.
Sentii le sue pareti stringersi decise.
Anche io ero al limite.
Vieni amore
Vieni
Tienimi dentro di te per sempre
Emise un gemito strozzato e nascose il suo volto sul mio collo.
Venni insieme a lei. Un grugnito soffocato, mentre il mio liquido denso e caldo la riempiva.
Solo tu
Solo tu
Solo tu mi fai questo.
Mai nella vita
Mai più nessuna.
Rimanemmo così per minuti, ansimanti senza dire una parola, accarezzandoci.
E’ finita
E’ davvero finita.
Mi prese un ultima volta il viso tra le mani e con un sorriso triste mi baciò.
“Grazie”, mi disse. Si alzò e se ne andò nuda. Chiudendo la porta della sua camera dietro di sé.
Sentii il fruscio dell’acqua del bagno scorrere.
Mi rivestii e me ne andai.
Era davvero finita.
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