Capitolo 7
BPOV
“Il signor Cullen ti aspetta nel suo ufficio per il planning settimanale.”
Senza dire una parola, mi alzo e mi dirigo verso il grande ufficio del nuovo direttore.
Apro lentamente la pesante porta in legno scuro.
La grande poltrona in pelle nera è girata verso la vetrata che fa da sfondo al suo immenso ed elegante ufficio.
Intravedo la massa di capelli color bronzo, far capolino dietro lo schienale.
E’ al telefono.
Entro senza far rumore.
Sono accaldata ed il cuore mi batte così forte che ho paura che mi esca dal petto.
Il solo suono della sua voce è in grado di confondermi. E questo non è opportuno.
Ho bisogno di tutta la lucidità possibile per affrontare questo momento.
Lentamente mi avvicino alla scrivania.
Mentre cammino, la sua poltrona fa un giro di 180 gradi verso di me. I nostri sguardi si incontrano.
Nella luce del giorno, nel suo completo grigio scuro, nel suo ruolo di potere, lo trovo, se possibile ancora più sconvolgente.
E mi perdono con benevolenza per aver ceduto così facilmente alle sue lusinghe, al suo richiamo.
I suoi occhi sono scuri come una foresta in tempesta, intensi, nascondono sentimenti di tristezza e rabbia.
Con una mano mi fa cenno di sedermi, mentre continua la sua telefonata.
La sua voce calda, profonda e autorevole, un richiamo irresistibile.
Mi avvicino, e mi siedo, obbedendo al suo ordine tacito.
Accavallo le gambe in modo da far intravedere la banda di pizzo superiore.
In modo da fargli provare la stessa agonia a cui mi sta sottoponendo.
I suoi occhi percorrono lentamente il percorso che va dalle mie caviglie alla mia camicetta scollata. Mmmhhh forse si intravede anche il bordo altro del reggiseno in pizzo pianco. Meglio.
Nell’attesa gioco con l’orlo della mia gonna, allargo di poco lo spacco anteriore. Fingo un atteggiamento leggero e rilassato.
Con una mano tamburella sulla scrivania.
Dio quelle dita …. Se penso che sono state nel mio corpo…. Se penso che ho tenuto quel cazzo meraviglioso che ora è confinato dentro pantaloni di alta sartoria, in bocca.
Mi sento avvampare. Mi passo una mano sul retro del collo. Sto sudando.
Incredibile come si possa provare una sensazione di caldo opprimente in una stanza perfettamente servita da un impianto di condizionamento all’avanguardia. Sto andando a fuoco al solo ricordare la nostra notte surreale.
La telefonata si conclude. E rimaniamo in silenzio.
In un silenzio totale, interrotto soltanto dal nostro respirare leggermente alterato. Vedo che vorrebbe parlare ma non lo fa.
Chiude gli occhi in preda alla frustrazione. Si alza e si posiziona di fronte alla finestra, dandomi la schiena, con le mani in tasca.
“L’altra notte …. Non sono quel tipo di persona …. Non so come ….”
Si passa la mano fra i capelli, frustrato.
“Isabella … mi dispiace….”
Di colpo tutta la rabbia che provo svanisce. Vorrei alzarmi. Abbracciarlo. Farlo girare verso di me. Forse consolarlo
Ma chi cazzo voglio prendere in giro…. Vorrei che mi prendesse ora e mi scopasse, qui, ora, su quella cazzo di scrivania. Che mi strappasse le calze e le mutandine, che mi facesse urlare. E che mi fottesse ancora, in piedi, contro quella fottuta vetrata.
Invece rispondo.
“Edward… non importa … anche per me …. Non è una cosa usuale … non so cosa mi è preso … forse … avevamo bevuto troppo … Non importa …. Non significa nulla ….”
Si gira di scatto, un lampo di rabbia veloce, quasi impercettibile.
Poi i suoi occhi si fanno più calmi, più chiari. Accenna ad un sorriso.
“Bene… mi fa … piacere. Dovremo lavorare molte ore gomito a gomito…. Davvero vorrei che le cose tra noi fossero naturali….non … condizionate… dal nostro incontro…. casuale …. Avrò bisogno del tuo aiuto costantemente…. In ufficio ed in trasferta … ho bisogno che le cose tra di noi siano chiare….”
“Cristalline …. Come se nulla fosse mai accaduto …”
“ …. Bene ….”
Ma il suo tono tradisce un sentimento differente.
“Ho anche bisogno di un’altra cortesia da parte tua…”
“Sto ascoltando ….”
“Nessuno ovviamente sa che noi …. Eh… in qualche modo …. Ci siamo già conosciuti … Dunque … quando sei in ufficio … dovresti rivolgerti a me in modo formale, come preferisci, chiamandomi Signor Cullen … o direttore … o signore …”
Oh Edward …. Non hai idea di quello che mi stai chiedendo …. Ti chiamerei signore anche nuda e legata al tuo letto se fosse per me.
“Signore andrà benissimo …”
“Cominciamo allora?”
“Perfetto … mi dica … Signore.”
“Isabella … non devi … non ora…”
Isabella … il mio nome esce dalla sua bocca come miele….
“No Signore … davvero, prima cominciamo ad avere un atteggiamento professionale e prima ci lasceremo alle spalle l’altra notte.”
Appoggio l’IPAD sulle gambe, mi infilo gli occhiali e lo guardo seria.
La gonna si è alzata ancora e sono sicura che lascerò la mia impronta umida su questa benedetta poltroncina in pelle. La cosa non mi dispiace. E’ un gioco a cui posso giocare. Un gioco a cui mi piace giocare. E mi fa altrettanto piacere che lui lo noti.
Torna a sedersi, si leva la giacca e la cravatta. Sente caldo pure lui a quanto sembra.
Lo guardo ipnotizzata mentre tira su le maniche della elegante camicia sartoriale e non riesco davvero a controllare la mia lingua che esce di sua spontanea volontà a leccarsi le labbra. Il mio sguardo è compiaciuto.
Mi piace quel che vedo e non ho intenzione di nasconderlo … Signore.
Le sue labbra in risposta si aprono leggermente. Mi guarda ancora per qualche secondo e poi scuote la testa.
“Prima di cominciare, Signore , le vorrei chiedere una cortesia…”
“Dimmi Isabella …”
“Sento molto caldo. Posso avere una bottiglietta d’acqua fredda?”
Avrei bisogno di una doccia invece, ma credo che sia prematuro e fuoriluogo fare una richiesta simile.
“Certo …” Si alza e si china a prendermi una bottiglietta dal frigo bar. Nel frattempo si versa un whisky con ghiaccio.
Che culo favoloso.
Mi porge la bottiglia e sorseggia il suo whisky.
Mi ricorda il sapore della sua bocca sulla mia, dentro la mia.
Avvolgo le mie labbra intorno all’apertura e faccio scendere una quantità copiosa di liquido. Un minimo scivola ai lati della mia bocca. I suoi occhi si fanno grandi.
Prende in bocca un cubetto di ghiaccio e ci gioca con la lingua.
Bene Signor Cullen… vedo che siamo sulla stessa pagina. Mi allungo verso di lui. Consentendogli un’ampia visuale del mio seno e dal suo bicchiere prendo un cubetto anche io.
Lo succhio e poi me lo passo sul collo.
“ Mi scusi… ma il caldo è veramente insopportabile. Non ho resistito.”
Sbatte con violenza il bicchiere sulla scrivania. Bene.
Dall’interfono la voce di Kate ci interrompe.
“Sua moglie l’aspetta per il pranzo qui fuori. Signore.”
Emette un sospiro e risponde.
“In 10 minuti avremo finito”
“Così in fretta?” chiedo seria e maliziosa. "Pensavo che la cosa avrebbe richiesto più tempo."
“Isabella … mettiamoci al lavoro…”
E con questo il nostro momento … simbolico … termina.
Iniziamo a scorrere gli impegni della settimana
Questa sera ci sarà una festa di benvenuto in suo onore.
Devo controllare che tutti gli inviti siano arrivati e definire gli ultimi dettagli con le agenzie che si sono occupate di organizzare l’evento. Bene
Martedì e Mercoledì avremo dei soci francesi in visita dall’Europa. Li porteremo fuori a pranzo e mi dovrò occupare di organizzare sia il loro soggiorno in albergo che di altri futili dettagli, oltre al mio solito lavoro d’ufficio.
Si scusa per questo e mi promette che sarò ripagata del sacrificio.
Al solo pensiero di come vorrei essere premiata, la sensazione di calore aumenta e mi slaccio un altro bottone della camicia.
Vedo passare un’espressione torturata sul suo volto.
Dà un colpo di tosse e si siede.
Procediamo con gli altri impegni per la settimana.
Completata la pianificazione del venerdì, mi accingo ad alzarmi.
“Ci sarebbe ancora una cosa … ma capirò se la riterrai … inopportuna … nel qual caso … chiederò alla signorina Stanley …”
Lo guardo interrogativa.
“Sabato e domenica mi aspettano per una convention a Los Angeles ….”
“ Verrò con molto piacere…. Signore….”
“ Eh.. bene … allora provveda a prenotare voli e albergo. Partiamo venerdì sera.”
“Saremo noi due soli signore ?”
“Sì”
“Molto bene”
Ci alziamo entrambi.
Lui fa il giro della scrivania e mi accompagna alla porta, la sua mano sfiora la mia schiena nel agevolarmi l’uscita. Sulla porta mi volto, lo fisso, e allungo una mano verso di lui, per salutarlo in modo professionale ed impersonale. La moglie lo aspetta su una poltroncina della hall esterna.
“Fare la sua … conoscenza è stato un vero ….piacere. Sono sicura che lavorare con lei sarà interessante e mi insegnerà molte cose. Desidero imparare da lei. E farò ciò che serve per renderla contenta … Signore.”
Gli stringo la mano e la corrente che passa tra di noi è innegabile.
Non dice una parola.
Rimane a guardarmi immobile ed incredulo.
In quel momento passa Jake dal corridoio e si ferma a salutare.
“Ha conosciuto la signorina Swan , Sig. Cullen.? E’ una donna intelligente e volenterosa. E’ fortunato ad averla al suo fianco. La consideriamo tutti un aiuto prezioso.”
Con un cenno di saluto lascio andare la mano di Edward.
“Jacob .. aspettami … andiamo a pranzo insieme?”
“Certamente bellissima. Dove?”
“Andiamo a casa mia come al solito …. Non spendiamo e ci possiamo mettere comodi… rilassarci una mezz’oretta”
Un sorriso malizioso attraversa gli occhi di Jacob
“Perfetto.”
“Allora buona giornata Sig. Cullen. Le auguro un buon pranzo con la signora Cullen. Ci vediamo stasera al rinfresco.”
Mi allontano … ondeggiando forse con troppa enfasi il mio bacino, e prendendo per mano Jake. Prima di girare l’angolo, mi volto a lanciargli un ultimo sguardo.
Un messaggio.
I suoi occhi di fuoco mi dicono che è arrivato. Forte e chiaro.
Come dicevo.....Cristallino.
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